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Si vince solo dove si presenta il cambiamento vero

Le elezioni amministrative di fine maggio non rappresentavano certo un test sulla situazione politica nazionale, ma credo offrano alcuni spunti di riflessione su cui vale la pena soffermarsi. Intanto bisogna registrare che quando a ‘contare’ sono soprattutto le proposte programmatiche, le politiche si vogliono attuare, la credibilità dei candidati, la presenza sul terriotiorio, come avviene tipicamente nelle elezioni amministrative, il Movimento 5 stelle mostra delle difficoltà che sul piano elettorale nazionale fino ad oggi non aveva incontrato. Una lezione che deve essere un monito per il Movimento; ma per chi sta nel campo del centro sinistra deve essere un insegnamento da tenere ben presente anche per i prossimi appuntamenti.

Ancora una volta la necessità di cambiamento rispetto a logiche e figure del passato, è emersa con forza; e ad essere premiati sono stati quei candidati e quelle coalizioni che più hanno saputo rappresentare e comunicare questo cambiamento. E’ avvenuto in Friuli Venezia Giulia con la bella vittoria di Debora Serracchiani arrivata proprio nei giorni in cui avveniva il disastro della presidenza della Repubblica (cioè la bocciatura di Romano Prodi); è avvenuto con Nicola Zingaretti nel Lazio (nello stesso giorno in cui il centro sinistra nazionale ha perso, lui alle regionali ha vinto bene); è avvenuto in questa tornata elettorale di fine maggio in molti comuni.

Ciò è valso anche per l’unico Comune del forlivese in cui si votava, quello di Galeata. Su questa vicenda si potrebbe scrivere un romanzo, in cui di politico non c’è nulla, se non le sigle dei partiti, ma c’è molto che riguarda l’antropologia e gli istinti bestiali dell’uomo. Senza scendere in particolari sui quali potrei davvero scrivere per giorni, la sintesi è questa: un’Amministrazione costretta a tornare al voto dopo essere stata sfiduciata un anno fa (con un PD lacerato da faide interne e lotte tra clan famigliari), ha rieletto il sindaco precedente (Elisa Deo, centro sinistra) con un’ampia maggioranza di elettori. Il candidato ‘ufficiale’ del centro sinistra, Alberto Milanesi (ragazzo stimato, bravo, con ottime capacità e neppure 30enne), ha ottenuto circa la metà dei voti. Anche qui ha prevalso la voglia di cambiare, meglio comunicata e interpertata dalla vincitrice (forse talvolta con toni fin troppo accesi) anche grazie all’alibi che a sostegno di Milanesi (nonostante i suoi giusti e sacrosanti dinstinguo) era apertamente e visivamente schierato il gruppo ‘storico’ che da decenni ha retto il partito principale a Galeata.

Alberto ha svolto una bella campagna, ricca di contenuti e proposte, con una lista densa di competenze, senza mai attaccare frontalmente gli avversari; ma aveva con sè un fardello di cui non è riuscito a liberarsi (di cui non siamo riusciti a liberarci, pur provandoci da tempo e nonostante aver contrastato cattiverie e minacce) fatto di lotte intestine che da decenni lacerano quel piccolo paese. Segno evidente che quando la domanda è di cambiamento, la risposta deve essere quella del cambiamento radicale e netto, fuori dalle liturgie dei partiti novecenteschi. Anche a costo di dover sostenere un conflitto aspro e difficile.

Sul piano nazionale il centrosinistra è avanti quasi ovunque, il M5S è in forte calo, il centrodestra piuttosto allo sbando; anche se il vero dato è quello della non partecipazione al voto, sul quale forse si innesta parte del successo ottenuto dal PD (con una affluenza più elevata è probabile che i valori espressi dalle urne sarebbero stati differenti). Vedremo come si concluderanno i ballottaggi nelle grandi città, ma la fotografia che si può scattare dopo il primo turno, ci consegna a mio parere una lezione chiara; mostra che non conta solo il messaggio, ma conta anche come lo comunichi e soprattutto chi lo comunica. Nella proposta che offri ai cittadini (sia che si tratti di elezioni nazionali, che di un piccolo comune) il ‘come’ e il ‘chi’ sono fondamentali per dare gambe, corpo ed efficacia al ‘cosa’. Che resta l’elemento più importante per ricostruire buona Politica, ma ha bisogno di basi solide e credibili, facilmente percepibili dall’opinione pubblica. Fattori di cui bisogna tenere conto in vista dei prossimi appuntamenti amministrativi; non tanto per un ragionamento di parte, ma perché da qui discende la possibilità di promuovere e sostenere quel cambiamento di cui tutta l’Italia ha bisogno.

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