Trent’anni fa veniva conclusa la diga di Ridracoli, la più colossale opera di tutti i tempi in Romagna, che superò il problema della siccità romagnola, diede vita all’acquedotto di Romagna, andò oltre i campanili e gli egoismi territoriali. Grazie alla tenacia e all’energia di due grandi sindaci come Angelo Satanassi e Giorgio Zanniboni.
Quest’ultimo nella sua autobiografia svela che il segreto, per superare i problemi e il pessimismo di amministratori e partiti politici, è stato quello di coinvolgere la popolazione locale attraverso l’informazione e la partecipazione alle varie fasi della costruzione. La visione può essere lungimirante e illuminata, ma ci vuole determinazione e intelligenza per portarla avanti e per renderla concreta.
Oggi le risorse idriche che disponiamo ci permettono di soddisfare le richieste dei Comuni della Romagna, soprattutto d’estate quando le temperature e la forte concentrazione turistica, richiedono grandi quantità d’acqua. Tutto questo non sarebbe stato possibile con lo sfruttamento delle sole falde sotterranee o attraverso la realizzazione di opere minori a sostegno delle riserve idriche romagnole.
Traiamo esempio da chi ha saputo pensare e realizzare un’opera così imponente e cerchiamo di andare oltre le lotte di campanile e le sterili lotte per le poltrone, perché davvero non contano nulla. Quel che conta è ciò che Romagna Acque fa, come pianifica i suoi investimenti e come imposta la propria politica idrica.