Il fine settimana di Pasqua ha fatto registrare numeri eccellenti in tutte le località turistiche romagnole. Non solo in Riviera, ma soprattutto nelle città, nei nostri borghi, nelle nostre montagne ancora innevate, nelle nostre mostre. Un successo che ci ricorda e ci dice alcune cose:
1) siamo una terra ricca di opportunità diverse dal turismo tradizionale da riviera, capace come pochissime altre zone al mondo di concentrare in pochi chilometri attrazioni di ogni tipo;
2) la nostra storia e i nostri valori, se saputi raccontare in maniera adeguata, sono un magnete formidabile di visibilità e visitatori. Non bisogna avere paura ad investirci;
3) la potenza del brand “Romagna” ai fini promozionali ha una capacità di penetrazione molto maggiore dei singoli territori (eccezion fatta forse per Rimini, che però vive di una rendita del passato che non sarà eterna);
4) i due milioni di euro investiti dalla Regione sulla promozione del marchio “Romagna”, quindi, devono essere solo l’inizio di una strategia nuova delle politiche turistiche nostrane che punti molto sul valore aggiunto di tutto ciò che non è balneare anche per sostenere il turismo balneare;
5) valorizzare l’entroterra e un turismo di qualità, diversificato per offerta e stagionalità, è forse nel medio/lungo periodo l’unica via per “salvare” la riviera romagnola dalla competenza sui prezzi che difficilmente riusciremo a reggere, che erode la redditività degli operatori e che a tendere abbassa (inevitabilmente) la qualità dei servizi.
2) la nostra storia e i nostri valori, se saputi raccontare in maniera adeguata, sono un magnete formidabile di visibilità e visitatori. Non bisogna avere paura ad investirci;
3) la potenza del brand “Romagna” ai fini promozionali ha una capacità di penetrazione molto maggiore dei singoli territori (eccezion fatta forse per Rimini, che però vive di una rendita del passato che non sarà eterna);
4) i due milioni di euro investiti dalla Regione sulla promozione del marchio “Romagna”, quindi, devono essere solo l’inizio di una strategia nuova delle politiche turistiche nostrane che punti molto sul valore aggiunto di tutto ciò che non è balneare anche per sostenere il turismo balneare;
5) valorizzare l’entroterra e un turismo di qualità, diversificato per offerta e stagionalità, è forse nel medio/lungo periodo l’unica via per “salvare” la riviera romagnola dalla competenza sui prezzi che difficilmente riusciremo a reggere, che erode la redditività degli operatori e che a tendere abbassa (inevitabilmente) la qualità dei servizi.
Marco