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Legge sull’omofobia: nessun intento liberticida, dittatoriale o totalitario. E non saranno punite le opinioni

Ho partecipato lunedì sera ad un incontro organizzato dalla Diocesi di Forlì-Bertinoro sulla legge contro l’omofobia. Per due ore ho ascoltato il presidente dell’associazione “Giuristi per la vita” parlare – tra l’altro – di questa legge come di un tentativo di imporre un totalitarismo ideologico da parte del parlamento e del Governo, quello del ‘gender’. Purtroppo non c’era contraddittorio e dunque utilizzo questo spazio per rassicurare le persone che hanno ascoltato queste tesi: al Governo e nella maggioranza parlamentare non c’è alcun intento dittatoriale, non si vuole smantellare la famiglia tradizionale nè la volontà di punire con il carcere chi – ad esempio – si dice contrario ai matrimoni gay. L’unico intento della legge è contrastare le violenze effettuate per ragioni discriminatorie nei confronti di persone omosessuali. Interviene dunque non sull’atto, ma sulla motivazione. E’ un fatto di civiltà, che sta a cuore anche al Vaticano (le aperture di Papa Francesco in questo senso sono evidenti e note). Non c’è nessun complotto, nessun retropensiero, nessun disegno oscuro.

NESSUN REATO DI OPINIONE. E non c’è neppure nessun reato di opinione. Intanto cominciamo con il mettere a disposizione il testo della legge: puoi scaricalo qui. Poi ribadisco che non ci sarà il carcere per “chi legge la lettera di San Paolo ai Corinti” nel passaggio in cui il santo afferma che “?né effeminati, né sodomiti erediteranno il regno di Dio” (questo è l’esempio portato dal presidente dell’associazione). Sostenere questo non corrisponde al vero. Infatti nella legge approvata (che sicuramente può essere migliorata, ci mancherebbe) questo punto è precisato in maniera inequivocabile: infatti all’articolo 1, comma 1 lettera C si ribadisce quanto già definito dalla Costituzione (articolo 21), e cioè che la libera espressione di opinioni non costituisce alcun tipo di reato. Va bene tutto, ma raccontare alle persone ciò che non è vero, e cioè che ad esempio i catechisti i preti o i vescovi, rischiano di finire in carcere per discriminazione, è falso.

CI VEDIAMO A GIUGNO. Penso sia utile affrontare questo tema fuori dalla campagna elettorale, a giugno, assieme a chi ha scritto la legge e metterlo a confronto con chi – in maniera del tutto legittima – nutre dei dubbi. Perchè è così che si fa una corretta informazione ed è così, credo, che si devono affrontare argomenti così delicati. Senza alcuna polemica nei confronti di nessuno, ma solo per amore di verità e per passione nelle cose che si fanno.

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