Informazioni, aggiornamenti, approfondimenti, commenti a cura di Marco Di Maio

Seguimi

La Chiesa sceglie essenzialità e la discontinuità: le mie emozioni in piazza San Pietro

Papa Francesco si è affacciato in una piazza San Pietro strapiena di persone di ogni etnia, provenienza, età. Gli occhi di tutto il mondo puntati su quella finestra, ansiosi di conoscere questo nuovo Papa che per la prima volta nella storia ha deciso di chiamarsi Francesco. Emblema di quella essenzialità che dobbiamo saper recuperare prima di tutto nel mondo (soprattutto in Occidente) e poi nella Chiesa.

E’ stato un lungo pomeriggio in piazza San Pietro, cominciato attorno alle 15.30 e proseguito fino al discorso di Francesco davanti al pianeta. Si attendeva una prima fumata alle 17-17.30, ma non c’è stata. Il che ha fatto ben sperare tutti noi che eravamo lì da ore sotto la pioggia battente (incluso forse l’ormai celeberrimo gabbiano che ha stazionato sul comignolo per molti minuti, sperando nella fumata bianca).

Poi finalmente la fumata bianca, all’improvviso, scatenando le grida di giubilo delle migliaia di persone che nel frattempo avevano riempito totalmente piazza San Pietro e parte di via della Conciliazione. Le campane di San Pietro e di tutta Roma suonano a festa, accogliendo Francesco I che dopo una quarantina di minuti si è affacciato dal balcone di piazza San Pietro, tra due ali di cardinali. Con il candore della sua veste, a rappresentare anche quello di Francesco e di ciò che vorrà essere il pontificato di Bergoglio.

Significativo che il Sano Padre abbia chiesto al popolo dei fedeli, prima di offrire la propria benedizione, che fossero loro a pregare per lui. Un fatto nuovo, una luce di speranza non solo per la Chiesa, non solo per i cattolici praticanti, ma per tutti noi. In un’epoca in cui a tutti si chiede discontinuità, la Chiesa ora ha cominciato a fare la propria parte. Ora tocca agli altri.

Cerca

Condividi

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Telegram
Stampa l'articolo

Articoli recenti