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Governo Letta, nelle condizioni date difficile fare meglio

Posto che non condivido lo schema politico che ci ha portato fin qui, ma che è quello con cui purtroppo ci troviamo a fare i conti (anche a causa dei 101 traditori che hanno affosato Romano Prodi), credo che la notizia che finalmente l’Italia abbia un Governo – a 61 giorni dal voto – sia una buona notizia.

 

Il quadro politico non è quello per il quale in tanti ci siamo battuti, ma bisogna fare i conti con la realtà. Che ci dice che cittadini e imprese, nonché tutte le associazioni di rappresentanza (dalla Cgil a Confindustria), vogliono una guida, un Esecutivo che finalmente operi nell’interesse del Paese.

 

Si tratta di un Governo che dà una risposta trasversale al bisogno e alla domanda di rinnovamento avanzata in questi mesi nel nostro Paese e che si presenta con una presenza femminile da record per la storia della Repubblica italiana. Peraltro smentendo moltissime delle indiscrezioni e dei ‘gossip’ di questi giorni. Al suo interno sono contenute esperienza, rinnovamento, capacità, rappresentatività dei vari territori del Paese. Ci sono molti amministratori pubblici, due sindaci capaci come Delrio e Zanonato; il rapporto con il territorio è da sempre un tratto distintivo dell’azione politica di Enrico Letta e credo sia fondamentale continui ad esserlo, specialmente per quanto attiene ad una doverosa riforma della Pubblica amministrazione che non penalizzi le piccole comunità periferiche e faccia ordine dopo il pasticcio sulle Province compiuto dal Governo-Monti.

 

Ora attendiamo con fiducia e ottimismo Enrico Letta alla prova dei fatti, con la certezza che si uscirà dalla politica del solo rigore dei conti, si porranno al centro dell’agenda i problemi del Lavoro e dell’Economia, si porterà con autorevolezza la voce italiana in Europa.

 

Contestualmente per il Partito Democratico si impone in tempi brevi l’apertura di una fase ‘ri-costituente’ che ridia slancio ad un progetto e ad un’idea di politica alla quale in tanti abbiamo creduto in questi anni, superando l’oblio dei 101 infami che hanno affossato Romano Prodi.

 

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