L’Italia ormai prossima ai centomila sbarchi: aumento record degli arrivi, in tanti dalla Tunisia e non solo. La realtà supera la propaganda delle campagne elettorali
Nel corso del 2023, l’Italia sta registrando un afflusso significativo di migranti. Secondo recenti stime, oltre 94.000 persone hanno raggiunto le coste italiane, un numero che potrebbe superare 100.000 entro fine agosto.
Questi dati, resi noti dal Ministero dell’Interno e non da qualche Ong, mostrano un incremento sostanziale rispetto all’anno precedente. Infatti, alla stessa data dell’anno scorso, gli arrivi erano fermi a 44.951, meno della metà rispetto all’attuale cifra. Di questi, 9.857 sono minori non accompagnati.
La promulgazione del decreto sulle ONG ha evidenziato che, dal marzo di quest’anno, 79.327 migranti hanno fatto ingresso nel paese. Paragonando questo dato al 2022, si nota un incremento di oltre 26.000 individui.
Ma oltre ai numeri, c’è una realtà più cupa. Il Mediterraneo centrale è una rotta notoriamente pericolosa. Secondo il Missing Migrants Project dell’OIM, sono oltre 22.000 i migranti deceduti tentando la traversata dal 2014, di cui circa 2.000 solo quest’anno.
La Sicilia rimane la principale regione di sbarco, con 78.122 arrivi, seguita da Calabria, Puglia e Toscana. Per quanto riguarda le rotte migratorie, la Tunisia si conferma come principale punto di partenza, con 58.488 imbarcazioni avvistate quest’anno, seguita da Libia e Turchia.
Il ministero dell’Interno ha inoltre fornito una panoramica sulle nazionalità dichiarate dai migranti al momento dell’arrivo. Nel 2023, la Guinea, la Costa d’Avorio, l’Egitto e la Tunisia sono tra i paesi di origine principali.
In termini di sistemazione, l’Italia ospita attualmente 128.902 migranti. La Lombardia, l’Emilia-Romagna e il Lazio sono le regioni con il numero maggiore di presenze.
Il ministero sta attualmente lavorando a un decreto per semplificare le procedure di espulsione per gli irregolari. Questo, combinato con la potenziale apertura di ulteriori Centri per il Rimpatrio, mira a gestire la situazione in modo più efficace, in particolare per quanto riguarda gli individui considerati a rischio.
Ancora una volta la realtà supera la propaganda delle campagna elettorale, quando si parlava di blocchi navali e respingimenti di massa. Non è una polemica, ma un mero dato di realtà: un conto è governare e un altro è potersi limitare a indicare i problemi senza doversi cimentare con la loro risoluzione.