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Elezioni Eruopee, si alzano le quotazioni di Ursula: determinanti i liberali di Renew. Fuori gli estremi.

Analisi dei sondaggi pre-elettorali europei, delle potenziali coalizioni e delle loro implicazioni per il futuro dell’Unione Europea. Aumentano le quotazioni per una maggioranza Ursula-bis.

C’è grande fermento tra i partiti europei in vista delle elezioni continentali del prossimo anno; lo conferma l’ultimo sondaggio da Europe Elects prima della pausa estiva, mettendo in evidenza le potenziali implicazioni per il futuro dell’Unione Europea delle attuali intenzioni di voto per i singoli partiti politici in ogni Stato membro.

Incrociando le opzioni degli intervistati di ogni Paese con le famiglie europee di appartenenza di ogni partito nazionale, emerge un quadro interessante su quella che potrebbe essere la prossima maggioranza a Strasburgo e Bruxelles. Un’analisi che avevamo già mostrato a inizio luglio.

Secondo questo sondaggio, condotto alla fine di luglio, la coalizione che attualmente costituisce la maggioranza della Commissione europea, nota come la maggioranza Ursula, rimarrebbe pressoché stabile.

Questa coalizione, composta dal Partito popolare europeo (PPE), l’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici (S&D) e i liberali di Renew, otterrebbe 390 seggi su un totale di 705. Con l’apporto numerico determinante e imprescindibile dell’area liberaldemocratica.

Tuttavia, nonostante la stabilità della coalizione che attualmente guida le istituzioni continentali, l’analisi di Europe Elects suggerisce una variabilità sottostante: “la proiezione dei seggi mostra molto movimento, ma non in una direzione chiara”. Questo porta a vedere un panorama in cui i partiti meno consistenti numericamente possono avere un impatto significativo sui futuri equilibri di potere.

Analizzando più dettagliatamente i dati, vediamo che in questa rilevazione il PPE ha subito una leggera contrazione rispetto alla precedente proiezione di giugno, perdendo quattro seggi e scendendo a 157. Al contrario, S&D ha visto un piccolo aumento, guadagnando un seggio e raggiungendo un totale di 143, mentre Renew ha registrato un aumento di tre seggi, portando il loro totale a 90.

L’analisi dell’estrema destra mostra un quadro che merita di essere approfondito. Mentre i Conservatori e riformisti europei (ECR) guidati dall’italiana Giorgia Meloni hanno perso un seggio, scendendo a 82, Identità e democrazia (ID), noto per includere partiti come la Lega di Salvini e il Rassemblement National di Le Pen e gli estremisti tedeschi di Afd, ha guadagnato tre seggi, raggiungendo un totale di 72.

Questa crescita dell’ID, che ha iniziato a marzo, suggerisce un crescente sostegno per le posizioni di estrema destra in Europa. A scapito, però, del raggruppamento dei Conservatori. Un travaso di voti che – ad oggi – sembra destinato a rimanere in quell’area, tra la destra e l’estrema destra, con scarse possibilità al momento di arrivare a occupare posizioni di rilievo nel futuro ‘governo’ europeo.

A sinistra, i Verdi/Alleanza libera europea (G/ALE) guadagnano un seggio, portando il loro totale a 49, mentre il Gruppo di sinistra al Parlamento europeo (GUE/NGL) ha visto una significativa perdita di cinque seggi, portando il loro totale a 45. E risulta difficile prevedere il coinvolgimento di personalità provenienti da questo spettro politico all’interno della prossima Commissione. Il che non è detto che sia un male, anzi.

Un altro dato interessante è quello dei partiti Non iscritti (NI), che ora hanno 55 seggi, un aumento di due rispetto alla precedente proiezione. Di quest’area fa parte anche l’ungherese Fidesz, il partito di Viktor Orban.

Anche se il panorama politico europeo è in evoluzione, alcune cose rimangono costanti. Il PPE rimane il gruppo più numeroso, seguito da S&D. Ciò che è meno certo è chi occuperà il terzo posto, con Renew e ECR in lizza per quel titolo, con ID che si avvicina al terzo o quarto posto.

Ed è proprio in questo ambito, tra il gradino più basso e i piedi del podio, che si determineranno gli equilibri della prossima maggioranza e della Commissione europea.

E’ noto che esiste nel Partito popolare una corrente che scommette sull’alleanza con i conservatori europei (guidati da Giorgia Meloni), ma non con gli estremisti di Identità e Democrazia di Le Pen, Salvini & c. Lo ha detto chiaramente nelle scorse settimane Antonio Tajani, nella sua veste di vice presidente dei Popolari: “Con Salvini nessun problema, ma no a Le Pen e Afd”. A cui, però, Salvini non vuole rinunciare.

E del resto Tajani e i dirigenti del Ppe sanno anche che inglobare Meloni e i conservatori europei significherebbe rompere l’intesa di governo ormai consolidata con i socialisti e i liberali. Senza i quali non ci sono numeri possibili. Un bel rompicapo.

In questo quadro, un risultato significativo del gruppo Renew Europe darebbe una direzione netta alla nuova Commissione UE, confermando l’attuale maggioranza che ha saputo fronteggiare bene – con la guida della presidente Ursula Von der Leyen – crisi del tutto inaspettate e complesse come la pandemia e la guerra in Ucraina scatenata dall’invasione russa.

Focalizzandosi sull’Italia, emerge un quadro politico variegato: Fratelli d’Italia (ECR) otterrebbe 27 seggi su 76, seguita dal PD (S&D) con 19, il Movimento cinque stelle con 15, la Lega con 9 e Forza Italia (PPE) con 6.

Ma questi dati non fanno i conti con l’auspicata eventualità di una lista unica dei liberali italiani, che già oggi avrebbe i numeri per eguagliare e superare Forza Italia e forse anche la Lega. E il risultato più o meno positivo del progretto di Renew Europe in Italia potrebbe incidere sulla forza che il gruppo vicino a Macron avrà nella nuova assemblea parlamentare europea.

In palio c’è la possibilità di incidere sulle scelte dell’Europa nei prossimi 5 anni: e questo vale molto di più dei destini personali dei singoli leader o delle loro simpatie/antipatie. O almeno si spera.

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