La notizia che il Governo ha deciso di liberare soldi pubblici per pagare i debiti alle imprese, è una bella notizia. E’ significativo che la decisione arrivi nel giorno in cui i sindaci italiani hanno manifestato, assieme ai costruttori di Ance-Confindustria, la propria volontà di sfondare il tetto del Patto di stabilità qualora l’Esecutivo non avesse deciso di sbloccare i fondi e allentare il patto stesso.
Una decisione sacrosanta perché non si possono lasciar chiudere aziende, perdere posti di lavoro, deprimere le economie dei territori, mantenendo i soldi in cassa. Il tutto per rispettare vincoli di bilancio che ci siamo auto-imposti come Paese.
Il nuovo parlamento dovrà modificare i vincoli del Patto di stabilità, che sono tutti italiani e non sono imposti dall’Europa. Sono vincoli che devono essere allentati perché in questo modo, almeno per i Comuni e le Province che hanno bilanci in ordine, si liberano fondi non solo per pagare chi ha già lavorato, ma anche per compiere gli investimenti che servono e quindi si producono opportunità di lavoro, occupazione e crescita. Anche per questa urgenza occorre che si compia ogni sforzo per far nascere un governo.
Giovedì ho partecipato anche io alla manifestazione organizzata dai sindaci italiani radunati dall’Anci (l’associazione dei Comuni italiani), per testimoniare il mio sostegno a questa battaglia e per rappresentare anche i comuni del territorio forlivese che, così come la Provincia di Forlì-Cesena, vivono il Patto di stabilità come un cappio, che rischia di strangolare la nostra comunità locale.
Spero nel nuovo parlamento ci sia modo di lavorare ad una revisione profonda e radicale del Patto di stabilità, differenziando i vincoli sulla base della qualità dei bilancio di ogni singolo ente, lasciando alcuni tipi di investimenti (ad esempio quelli per l’adeguamento sismico e ambientale delle scuole) fuori dal Patto, e prevedendo meccanismi che consentano di dare sostegno alla ripresa economica senza appesantire il bilancio. Si può fare. Bisogna solo cominciare.