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Chiusura uffici postali, scelta sbagliata: non c’è solo il mercato

L’allarme lanciato nei giorni scorsi sulla paventata chiusura di molti uffici postali in zone collinari e montane, alcuni anche nel nostro territorio, non è rimasto inascoltato. Il deputato Marco Di Maio, assieme a Enrico Borghi (presidente dell’intergruppo parlamentare per la montagna di cui Di Maio è componente) e ad altri parlamentari ha presentato una interrogazione a risposta scritta in cui si sollecitano ministero dello Sviluppo Economico e Governo a intervenire.

Poste Italiane Spa – si legge nel testo dell’interrogazione – riceve significativi contributi da parte dello Stato nell’ambito della legge di stabilità per consentire agli uffici postali periferici di garantire l’erogazione dei servizi postali essenziali, eppure il piano di riorganizzazione previsto dall’azienda prevederebbe, a livello nazionale, la chiusura di 455 Uffici Postali e la riduzione degli orari di apertura in 608 uffici. Ciò nonostante il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni abbia in più occasioni ricordato che con apposita delibera l’Autority ha inserito specifici divieti di chiusura degli uffici che risiedono nelle aree remote, anche a fronte di volumi di traffico molto bassi e di alti costi di esercizio.

“Le zone più periferiche rispetto ai centri urbani – dichiara Marco Di Maio – subiscono già numerosi svantaggi, che con la crisi economica degli ultimi anni si sono acuiti portando a ridurre la presenza di molti servizi in questi comuni. Non è accettabile, soprattutto se si vuole davvero attuare una politica di contrasto allo spopolamento delle nostre zone collinari e montane. Senza considerare il valore che questi servizi hanno non solo sotto il profilo economico, ma anche dal punto di vista delle relazioni sociali e della qualità della vita”.

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