Ho scritto ai ministri Cancellieri e Bonino questa lettera, a proposito del caso di Suad Alissa, ragazza saudita che rischia la pena di morte nel proprio Paese per aver sposato un cittadino italiano. Su di lei pende addirittura un mandato di cattura internazionale (è stata arrestata a Forlì lo scorso aprile) per ‘falso documentale’. Di seguito il testo integrale della lettera.
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Al ministro della Giustizia
Al ministro degli Affari Esteri
e p.c.
Al ministro per le Pari Opportunità
Al ministro per l’Integrazione
Ill.me on. ministre,
la presente per porre alla vostra attenzione l’urgenza di attivare tutte le forme di supporto possibile per aiutare Suad, giovane donna araba che con l’estradizione nel suo Paese d’origine, l’Arabia Saudita, rischia la pena di morte per essersi opposta al matrimonio che il padre aveva previsto per lei. Si tratta di un caso a voi già noto, ma di cui mi preme evidenziarne con forza l’impellenza.
Dopo le nozze con la persona che ama, un italiano, la giovane con passaporto britannico è stata tenuta in prigionia nel proprio paese, da cui poi è fuggita per raggiungere in Italia la persona con la quale ha deciso in autonomia di trascorrere la propria vita. Ne è scaturita una complessa vicenda giudiziaria culminata con una richiesta di arresto internazionale attraverso l’Interpol: l’arresto è avvenuto a Forlì il 26 aprile ed è stato convalidato il 30 dello stesso mese dal Presidente della Corte d’Appello di Bologna. La ragazza è stata scarcerata e messa, come misura cautelare, all’obbligo di dimora, pena convalidata poi dallo stesso ministero della Giustizia.
Il reato contestato alla 33enne saudita è quello di “falso documentale”, che risulta non esista nel nostro ordinamento giudiziario. Oltre a questo, non risulta in essere alcun trattato di estradizione tra l’Italia e l’Arabia Saudita, dunque non si comprende per quale ragione il nostro Paese sia in attesa della richiesta di estradizione da parte di Ryadh.
Non possiamo non ricordare che il nostro è uno degli Stati in prima linea nella lotta per l’abolizione della pena di morte nel mondo e, nella fattispecie in oggetto, non possiamo non tenere conto dell’urgenza di attivare tutte le azioni possibili per tutelare l’incolumità di Suad, anche nel nostro Paese, e non solo evitare il rimpatrio (dove, per l’appunto, la ragazza rischia la pena di morte).
E’ necessario, inoltre, chiarire gli effettivi contorni giudiziari della vicenda (inclusa la ragione dell’emissione di un mandato di cattura internazionale per una mera questione di carattere sentimentale e afferente alla libertà e al diritto universale di autodeterminazione) ed esplorare tutte le strade che possano consentire di risolvere, per via diplomatica con il doveroso coinvolgimento del ministero degli Esteri, una vicenda che ha suscitato un’ampia mobilitazione dell’opinione pubblica nel nostro Paese e non solo, minacciando la vita di una ragazza di soli 33 anni.
Certo che vorrete tenere nella dovuta considerazione l’importanza di questo caso e che avrete cura di provvedere con la massima premura, colgo l’occasione per rivolgervi distinti saluti.
Con viva cordialità,
on. Marco Di Maio
Deputato XVII Legislatura