Le grandi mostre sono ormai un appuntamento annuale e irrinunciabile per Forlì, che fin dalla sua prima esposizione nella suggestiva cornice dell’ex monastero del San Domenico con le opere di Marco Palmezzano e altri capolavori del Rinascimento, si è sempre più conquistata un ruolo nel circuito delle città d’arte italiane. Sembra incredibile, ma è così. Oggi Forlì è a tutti gli effetti considerata una città d’arte, grazie all’impegno del Comune e della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì che ogni anno sanno proporre al grande pubblico eventi di massima qualità (memorabile ed eterno rimarrà quello dedicato ad Antonio Canova). Il salto di qualità che dobbiamo compiere è ora legato a ciò che siamo in grado di costruire attorno alle mostre: indotto turistico ed economico, itinerari artistici per andare alla scoperta di tutto il territorio circostante, occasioni per attrarre pubblico da fuori regione, rilanciare il centro storico (il San Domenico è nel cuore della città). C’è molto lavoro da fare, ma quel che è più importante è che venga fatto in squadra. Sono convinto che ancora non si sia trovata la via per trarre da questi appuntamenti la ricaduta economica che – ne sono certo – sarebbero in grado di garantire. Passi avanti si sono compiuti, ma non basta. Intanto prepariamoci a godere della bellezza della mostra 2015 del San Domenico, dedicata a Giovanni Boldini, pittore ferrarese protagonista di due secoli (Ottocento e Novecento).
Di seguito una breve scheda per capirne di più.
> Il sito dei Musei San Domenico
> Il sito della mostra su Giovanni Boldini
> Il sito della Fondazione
Dopo la rassegna dedicata nel 2012 a Wildt (che sarà protagonista nel 2015 di una mostra realizzata dal Musée d’Orsay all’Orangerie di Parigi in collaborazione con la città di Forlì e la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì), e le due successive sul Novecento ed il Liberty, la Fondazione e i Musei San Domenico di Forlì proseguono nella esplorazione, attraverso nuovi studi e la riscoperta di opere poco note, della cultura figurativa tra Otto e Novecento, proponendo per la stagione espositiva del 2015 una approfondita rivisitazione della vicenda di Giovanni Boldini (Ferrara, 1842 – Parigi, 1831) certamente il più grande e prolifico tra gli artisti italiani residenti a Parigi. E’ in questo ideale spazio di rapporto tra Forlì e Parigi che si colloca la nostra nuova iniziativa.
La mostra si intitola “Boldini. Lo spettacolo della modernità” e sarà ospitata nei Musei San Domenico, piazza Guido da Montefeltro 12, a Forlì dal 1 febbraio al 14 giugno 2015.
Nella sua lunghissima carriera, caratterizzata da periodi tra loro diversi a testimonianza di un indiscutibile genio creativo e di un continuo slancio sperimentale che si andrà esaurendo alla vigilia della prima Guerra Mondiale, il pittore ferrarese ha goduto di una straordinaria fortuna, pur suscitando spesso accese polemiche, tra la critica ed il pubblico.
Amato e discusso dai suoi primi veri interlocutori, come Telemaco Signorini e Diego Martelli, fu poi compreso e adottato negli anni del maggiore successo dalla Parigi più sofisticata, quella dei fratelli Goncourt e di Proust, di Degas e di Helleu, dell’esteta Montesquiou e della eccentrica Colette.
Rispetto alle recenti mostre sull’artista, questa rassegna si differenzia per una visione più articolata e approfondita della sua multiforme attività creativa, intendendo valorizzare non solo i dipinti, ma anche la straordinaria produzione grafica, tra disegni, acquerelli e incisioni. Le ricerche più recenti di Francesca Dini
(curatrice della mostra insieme a Fernando Mazzocca), consentono di arricchire il percorso con la presentazione di nuove opere, sia sul versante pittorico che, in particolare, su quello della grafica.
Uno dei punti di maggior forza, se non quello decisivo, della mostra sarà la riconsiderazione della prima stagione di Boldini negli anni che vanno dal 1864 al 1870, trascorsi prevalentemente a Firenze a stretto contatto con i Macchiaioli.
Questa fase, caratterizzata da una produzione di piccoli dipinti (soprattutto ritratti) davvero straordinari per qualità e originalità, sarà vista in una nuova luce grazie alla possibilità di presentare parte del magnifico ciclo di dipinti murali realizzati tra il 1866 e il 1868 nella Villa detta la “Falconiera”, a Collegigliato presso Pistoia, residenza della famiglia inglese dei Falconer. Si tratta di vasti paesaggi toscani e di scene di vita agreste che consentono di avere una visione più completa del Boldini macchiaiolo.
Le prime sezioni, nelle sequenza delle sale al piano terra, saranno dedicate alla immagine dell’artista rievocata attraverso autoritratti e ritratti; alla biografia per immagini all’atelier; alla grafica così rivelatrice della sua incessante creatività. Le sezioni successive, al primo piano, dopo il ciclo della “Falconiera”, ripercorreranno attraverso i ritratti di amici e collezionisti la grande stagione macchiaiola.
Seguirà la prima fase successiva al definitivo trasferimento a Parigi, caratterizzata dalla produzione degli splendidi paesaggi e di dipinti di piccolo formato con scene di genere, legata al rapporto privilegiato con il celebre e potente mercante Goupil.