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Entra in vigore la legge contro lo spreco alimentare: 10 cose da sapere

spreco-alimentare-300x200E’ entrata in vigore il 14 settembre la legge 19 agosto 2016, n. 166 contro gli sprechi alimentari, detta “Legge Gadda” dal nome della deputata Maria Chiara Gadda che l’ha promossa e con la quale ho lavorato affinchè si arrivasse a questo risultato. Una legge importantissima, anche per il nostro territorio. Una legge semplice e complessa al tempo stesso – solo 18 articoli ma che normano anche ambiti complessi come quello fiscale – con un solo e chiaro obiettivo: la riduzione degli sprechi di ogni tipo, incentivando e promuovendo il più possibile il dono, la trasformazione, la redistribuzione delle eccedenze non solo alimentari e lungo tutta la filiera.

Ecco le dieci cose da sapere sulla nuova legge:

1) Semplificazione normativa – La legge accorpa e semplifica le varie normative che prima regolavano questa materia; normative anche complesse come quelle fiscali o sulla sicurezza alimentare. Obiettivo, facilitare la donazione evitando però evasione o forme di mercato nero.

2) Non obblighi ma agevolazioni – Non sono previsti controlli e sanzioni per chi non dona, ma agevolazioni per chi dona, oltre a rendere tutto più facile anche dal punto di vista burocratico. Prima un qualsiasi soggetto economico (impresa, ristorante o supermercato ecc.) che volesse donare eccedenze alimentari doveva fare una dichiarazione preventiva cinque giorni prima della donazione. Con la nuova legge basta una dichiarazione consuntiva a fine mese e solo se la donazione è di importo superiore ai 15mila euro. Prima si dona, poi si riepiloga, sempre garantendo la tracciabilità di ciò che viene donato.

3) Data di scadenza e Termine minimo di conservazione – La legge definisce in modo chiaro questi due termini:
Termine minimo di conservazione: la data fino alla quale un prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione. Gli alimenti che hanno superato tale terminepossono essere ceduti, garantendo l’integrità dell’imballaggio primario e le idonee condizioni di conservazione, entro un massimo di 30 giorni da tale termine; si tratta in generale di prodotti in polvere, in lattina, secchi (pasta, riso ecc.).
Data di scadenza: la data che sostituisce il termine minimo di conservazione nel caso di alimenti molto deperibili dal punto di vista microbiologico oltre la quale essi sono considerati a rischio e non possono essere trasferiti ne’ consumati.

Anche prodotti con errori di etichettatura, difetti nell’imballaggio o con imperfezioni estetiche ma che risultino comunque ben conservati e adatti al consumo umano possono essere donati a titolo gratuito agli enti caritatevoli.

4) Enti pubblici – Non solo le associazioni di volontariato ma anche gli enti pubblici possono essere destinatari del dono di eccedenze alimentari da redistribuire ai cittadini in stato di necessità.

5) Pane – La donazione del pane era regolata da norme diverse, spesso differenti da regione a regione. Con la nuova legge il pane invenduto può essere donato ovunque entro le 24 ore successive.

6) Eccedenze agricole – Le associazioni di volontariato, accordandosi con l’imprenditore agricolo, potranno recuperare i prodotti che rimangono a terra durante la raccolta (il cosiddetto “residuo in campo”) o i prodotti non raccolti da alberi e campi.

7) Prodotti confiscati – Anche il cibo confiscato ad esempio da attività criminali o frutto di pesca e caccia illegali può essere donato invece di essere distrutto.

8) Non solo cibo – La legge Gadda si applica anche a farmaci e ad altri prodotti (ad esempio prodotti per l’igiene). L’articolo 15 della legge favorisce ad esempio la donazione dei medicinali “correttamente conservati e non scaduti” alle onlus che dispongano di personale sanitario.

9) Meno sprechi meno paghi – La legge garantirà ad attività commerciali e produttive uno sconto sulla tassa dei rifiuti proporzionale alla quantità di cibo donato.

10) La “Family bag” – La legge prevede misure e incentivi per promuovere nei ristoranti l’uso di contenitori per portarsi a casa quanto non consumato nel locale (le cosiddette “family bag” già diffuse all’estero).

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